COMITATO DIFESA OSPEDALE
RECANATI

COMITATO… CHE PROGETTO HA?

Come avete già capito, il COMITATO OSPEDALE S, LUCIA di Recanati, ha preso in mano la situazione con un punto di vista diverso dal passato. Lo Stato e la Regione, suo braccio esecutivo per quanto riguarda la Sanità, attraverso leggi statali e regionali, hanno modificato integralmente l’Assistenza Sanitaria rivolta ai cittadini, con un ridimensionamento strutturale e gestionale inaccettabile. Con il motivo che si doveva diminuire la spesa sanitaria, ma non, ovviamente, la retribuzione dei massimi dirigenti, che naviga, tra i vari livelli tra i 130.000 ed i 300.000 euro annui, vedi Direttore ASUR, Direttore ASR, Direttore Area Vasta (1-2-3-4-5) ecc., ha ritenuto invece più «comodo» modificare, convertire ed anche chiudere, varie struttre ospedaliere, tra le quali quella di RECANATI, «declassandola» a Ospedale di Comunità (/del territorio). Ospedale di Comunità: Nota: Gli ospedali gestiti dagli infermieri. Ultimo capitolo del regolamento quella sugli ospedali di comunità nell’ambito del processo di integrazione ospedale territorio per garantire la continuità delle cure e dell’assistenza. L’ospedale di comunità, al quale è affidato il compito di “interfacciarsi” con l’ospedale ordinario per la presa in carico di interventi sanitari potenzialmente erogabili a domicilio ma che necessitano del ricovero per impedimenti di varia natura (logistici o familiari) ad essere erogate a casa del paziente. Questi ospedali saranno gestiti dagli infermieri, avranno dai 15 ai 20 posti letto e l’assistenza medica sarà assicurata da medici di medicina generale o pediatri o da altri medici dipendenti o convenzionati con il Ssn secondo modalità scelte localmente. A livello gestionale questi ospedali faranno capo ai distretti sanitari. Contestazione con la Regione Marche, dell’uso fatto del ricavato con la vendita dei terreni di proprietà dell’ex OPERA PIA OSPEDALE SANTA LUCIA, di circa 4.600.000 euro, terreni offerti all’Opera Pia da benefattori con lo scopo di sorreggere la sanità recanatese attraverso il suo l’Ospedale, che a quanto risulta al Comitato é stato investito solo in minima percentuale per la parte sanitaria ma, quasi totalmente, invece, per la parte assistenziale ed altri scopi che non riguardano l’esclusività sanitaria. Contestazione, attraverso un pool di avvocati, sulla legittimità costituzionale della legge della cosiddetta Legge Crispi del 1890, poi della legge del 1968 cosiddetta Legge Mariotti, che costrinse «obbligatoriamente» tutte le Opere Pie a divenire pubbliche senza poter scegliere se restare private, come invece prevede e prescrive l’Art 38 ultimo comma della Costituzione Italiana, che per questo la CORTE COSTITUZIONALE sentenziò come «anticostituzionale», supportata anche da un Giudice della Corte di Cassazione. Con questo, prima lo Stato, poi la Regione (suo braccio armato), espropriò tutto il patrimonio delle Opere Pie gestendolo a suo piacimentro e suo comodo. Contestazione alla Regione della suddivisione per Aree Vaste e dei suoi Distretti che contrasta ed é quindi illegale, con le direttive della legge dello Stato: DM n. 70 del 2015, dove viene espressamente e chiaramente specificato le caratteristiche e le condizioni con cui una regione può e deve legiferare in campo sanitario. Visto che i numeri non si possono contestare, ed in base a questi numeri ci avvarremo per avere spiegazioni su e con quale «diritto» la Regione Marche ha agito in questo modo. I numeri dicono che sono «fuorilegge».
Il nostro slogan: « PAZIENTI? SI, MA NON RASSEGNATI! »
Contestazione alla Regione sull’acquisizione di strutture e beni che non erano legati alla struttura ospedaliera espropriata, in quanto direttamente finanziate e fatte erigere da privati cittadini (Vedi Beniamino Gigli), con la struttura a lato dell’Ospedale che era un ricovero per anziani ed alla quale diede il nome della madre «Ester». Ad esempio, anche il quadro, ritenuto essere stato dipinto dal Pomarancio, che raffigura Santa Lucia, fu espropriato assieme al resto come una proprietà «sanitaria». E tutto questo nonostante nelle Tavole di Fondazione, negli Statuti e negli scopi di tutti i Benefattori, vi fosse la decisa volontà di sostenere la causa della SANITA’ del suo Ospedale e dei cittadini recanatesi.
Questi sono alcuni motivi per i quali il COMITATO intende muoversi, sia attraverso il movimento popolare (come si é visto dalla «fiaccolata» di Ottobre 2016 dove hanno partecipato migliai di cittadini), sia in campo giuridico-legale, perché, come ormai avrete notato, vi sono molte e gravi motivazioni di illegalità se non addirittura di soprusi definibili «abusi d’ufficio» che i vari responsabili regionali avrebbero commesso in campo sanitario. Non sarà una cosa facile, anzi, sarà dura, durissima, perché dalla loro hanno il «potere» di fare quello che vogliono, ma come disse qualcuno: « c’é un Giudice a Berlino…». Noi ci proviamo, ma SERVE ANCHE E SOPRATTUTTO IL VOSTRO AIUTO E LA VOSTRA COLLABORAZIONE. Ne riparleremo.
Gaddesden Hotel
dolor sit amet

COMITATO… CHE PROGETTO HA?

adipisicing officia eiusmod ipsum

+39 01234 000000

Come avete già capito, il COMITATO OSPEDALE S, LUCIA di Recanati, ha preso in mano la situazione con un punto di vista diverso dal passato. Lo Stato e la Regione, suo braccio esecutivo per quanto riguarda la Sanità, attraverso leggi statali e regionali, hanno modificato integralmente l’Assistenza Sanitaria rivolta ai cittadini, con un ridimensionamento strutturale e gestionale inaccettabile. Con il motivo che si doveva diminuire la spesa sanitaria, ma non, ovviamente, la retribuzione dei massimi dirigenti, che naviga, tra i vari livelli tra i 130.000 ed i 300.000 euro annui, vedi Direttore ASUR, Direttore ASR, Direttore Area Vasta (1-2-3-4-5) ecc., ha ritenuto invece più «comodo» modificare, convertire ed anche chiudere, varie struttre ospedaliere, tra le quali quella di RECANATI, «declassandola» a Ospedale di Comunità (/del territorio). Ospedale di Comunità: Nota: Gli ospedali gestiti dagli infermieri. Ultimo capitolo del regolamento quella sugli ospedali di comunità nell’ambito del processo di integrazione ospedale territorio per garantire la continuità delle cure e dell’assistenza. L’ospedale di comunità, al quale è affidato il compito di “interfacciarsi” con l’ospedale ordinario per la presa in carico di interventi sanitari potenzialmente erogabili a domicilio ma che necessitano del ricovero per impedimenti di varia natura (logistici o familiari) ad essere erogate a casa del paziente. Questi ospedali saranno gestiti dagli infermieri, avranno dai 15 ai 20 posti letto e l’assistenza medica sarà assicurata da medici di medicina generale o pediatri o da altri medici dipendenti o convenzionati con il Ssn secondo modalità scelte localmente. A livello gestionale questi ospedali faranno capo ai distretti sanitari. Contestazione con la Regione Marche, dell’uso fatto del ricavato con la vendita dei terreni di proprietà dell’ex OPERA PIA OSPEDALE SANTA LUCIA, di circa 4.600.000 euro, terreni offerti all’Opera Pia da benefattori con lo scopo di sorreggere la sanità recanatese attraverso il suo l’Ospedale, che a quanto risulta al Comitato é stato investito solo in minima percentuale per la parte sanitaria ma, quasi totalmente, invece, per la parte assistenziale ed altri scopi che non riguardano l’esclusività sanitaria. Contestazione, attraverso un pool di avvocati, sulla legittimità costituzionale della legge della cosiddetta Legge Crispi del 1890, poi della legge del 1968 cosiddetta Legge Mariotti, che costrinse «obbligatoriamente» tutte le Opere Pie a divenire pubbliche senza poter scegliere se restare private, come invece prevede e prescrive l’Art 38 ultimo comma della Costituzione Italiana, che per questo la CORTE COSTITUZIONALE sentenziò come «anticostituzionale», supportata anche da un Giudice della Corte di Cassazione. Con questo, prima lo Stato, poi la Regione (suo braccio armato), espropriò tutto il patrimonio delle Opere Pie gestendolo a suo piacimentro e suo comodo. Contestazione alla Regione della suddivisione per Aree Vaste e dei suoi Distretti che contrasta ed é quindi illegale, con le direttive della legge dello Stato: DM n. 70 del 2015, dove viene espressamente e chiaramente specificato le caratteristiche e le condizioni con cui una regione può e deve legiferare in campo sanitario. Visto che i numeri non si possono contestare, ed in base a questi numeri ci avvarremo per avere spiegazioni su e con quale «diritto» la Regione Marche ha agito in questo modo. I numeri dicono che sono «fuorilegge».
Lorem et pariatur qui minim veniam dolor, in deserunt consectetur. © Dolor commodo